Insieme

Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza [stare insieme] come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda.” Ebrei 10:24-25

La parola “insieme” contiene intrinsecamente l’entità della comunione, -in. Fornisce una buona indicazione su un modo in cui possiamo – e dovremmo – obbedire al “nuovo comandamento” che il Signore ha dato ai suoi discepoli: “che vi amiate gli uni gli altri” (Giovanni 13:34). Si inizia semplicemente con l’incontrarsi, stare insieme.

Alcuni di noi, e anche come medici non facciamo eccezione, trovano sempre un motivo o una scusa per non stare insieme, evitando così di essere coinvolti nelle attività della propria chiesa. Siamo troppo impegnati o troppo coinvolti in altre cose (certamente utili), lo stile del servizio domenicale o la musica non è di nostro gradimento, c’è troppa poca condivisione – a livello culturale o intellettuale – con le altre persone della chiesa e così via.

Motivi di questo tipo sono talvolta inverosimili, proprio come le scuse nella parabola del grande convito (Luca 14:16-24). Ma se queste persone hanno davvero grande importanza per noi, dobbiamo considerarle ciascuna nella sua unicità. I cristiani sono tutti diversi, come modi e come tipologie, sia fisicamente, che intellettualmente e culturalmente…proprio per questo non rispecchiano sempre le nostre preferenze. Il cinico sentimentalista potrebbe dire: “Certo che amo i miei fratelli in Cristo, sono le persone che proprio non sopporto”. Questo atteggiamento non è un’opzione che il Signore Gesù ha concesso ai suoi discepoli. Non dice che dobbiamo sempre piacerci l’un l’altro in ogni singolo aspetto. Il comandamento è di amarci l’un l’altro, come Lui ci ha amati.

C S Lewis, professore universitario e uomo di grande intelligenza e cultura, ha raccontato come, subito dopo la sua conversione al cristianesimo, pensava di poter continuare il suo cammino di fede senza andare in chiesa. Aveva considerato i vantaggi e gli svantaggi, e inizialmente proprio questi ultimi erano insuperabilmente maggiori. Ad esempio, scrive “Non mi piacevano i loro inni, che consideravo poesie impostate su una musica lenta”. Però aggiunge “Mentre continuavo a frequentare, ho scoperto anche i loro meriti. Mi sono imbattuto in persone diverse con prospettive del tutto differenti dalle mie ed ho capito che gli inni (che erano una musica lenta) erano, tuttavia, cantati con devozione e sincerità da un credente anziano nel banco vicino al mio e ti rendevi conto che tu non eri nemmeno degno di pulirgli gli stivali. Questo ti fa riflettere e abbandonare la tua solitaria presunzione”.

È la solitaria presunzione uno dei nostri problemi – o almeno una parte di essi. Questa non appartiene alla mente di Cristo. Presunzione e amore non sono affatto compatibili!

Insegnami, Maestro, ad amare come Tu ami.

Ulteriori letture: Giovanni 13:31-35. Ebrei 10:19-25

Articolo originale: https://www.cmf.org.uk/doctors/devotion/?id=devotion&day=16&month=4

Traduzione a cura di Daniele Noviello