Il mio Pastore

“Nulla mi manca” Salmo 23:1

Ci sono tante cose che mi mancano: essere pronto per il giro visite, fare carriera, essere in grado di mantenere la calma, prendermi mezza giornata libera, avere molti amici, uscire dalla corsa al successo e avere una macchina più grande. E sì, essere un testimone migliore. Sarei falso, se dicessi che non mi manca nulla.

Il nostro errore sta nell’equiparare i nostri desideri ai nostri bisogni, ma questo è l’atteggiamento tipico dei bambini. Il concetto più maturo che Davide voleva comunicare in questo versetto era quello della disponibilità di una provvidenza illimitata piuttosto che l’imperiosità del desiderio: non mi manca nulla invece di non desidero nulla.

Il Buon Pastore ha risorse infinite (Fil. 4:19). Ha anche grandi piani di carriera (Giov. 10:27). È totalmente consapevole dei nostri bisogni pratici (Mt. 6:25, 32). È interessato ad ogni nostro bisogno (Giac. 1:4).

Nella nostra società tecnologica l’attesa viene tagliata fuori dal desiderio: che si tratti di una tazza di caffè, di un profilo biochimico o di una telefonata transcontinentale, dobbiamo solo premere i bottoni giusti ed il gioco è fatto. Non è la stessa cosa con la pastorizia. Guardando un gregge di pecore si osserva un conflitto tra il desiderio di ogni pecora di andare per la sua strada e l’intenzione del pastore, unica per tutte loro. Esse potrebbero disorientarsi, andare nel panico o precipitarsi verso la libertà, inconsapevoli del fatto che lui le sta guidando verso pascoli migliori o verso un rifugio sicuro. Quanto più facile diventa per tutte loro quando imparano a tornare all’interno del gregge e del suo piano! La ricerca di un filo di erba secca è un’ambizione molto piccola, ed è pura follia belare e piagnucolare quando pascoli più verdi le stanno attendendo.

Imparare a fidarsi e ad ubbidire comprende anche imparare ad aspettare – per noi, imparare ad aspettare Dio.

I medici sono spesso impazienti per natura. Le pressioni di un lavoro eccessivo e di emergenze potenzialmente mortali, sommate alla sottomissione dei pazienti e alle alte aspettative degli altri membri del team, possono condurci ad assumere un atteggiamento arrogante e frettoloso nelle nostre relazioni con gli altri, dannoso tanto per la cura del paziente quanto per la costruzione di un buon spirito di squadra. Le prove di pazienza possono arrivare sotto molte vesti: la telefonata intrusiva, la consultazione opportunistica (“già che è qui, dottore..”), la flebo che non scende o le prenotazioni infinite – ognuno di noi ha la sua ultima goccia. Con il tempo, impareremo ad usare ognuna di queste come un’opportunità per correre al Pastore scegliendo di stare vicino a Lui, invece di correre selvaggiamente senza alcun controllo. Dovremmo esercitarci quotidianamente a guardare a come Lui può guidarci (e a come ci guida) attraverso le acque calme, in ogni situazione. Come conseguenza, la nostra squadra sarà invasa da uno spirito più coeso, i pazienti percepiranno da parte nostra un atteggiamento più calmo e noi impareremo che quando le richieste sono fatte secondo la Sua volontà, Egli provvede veramente. Nulla mi manca.

Nulla mi manca, se io sono Suo ed Egli è mio ogni giorno.

H W Baker

Ulteriori letture: Filippesi 4:6-19.

JG

Link originale: https://www.cmf.org.uk/doctors/devotion/?id=devotion&day=9&month=2

Traduzione a cura di: Blanka Baracetti